Page 74 - LibroDigital Reconocimiento - Florencio 2017
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Francesco Mattei
Caro Florencio,
i chiedono due righe in tua memoria. E due righe ti scrivo. Solo per ricordarti
l’ultima nostra conversazione nel mio studio a via Manin, presente una giovane
Mcollega nostra amica e “in stato di misericordia” Mi chiedesti che cosa pensassi
della “misericordia” e del giubileo indetto da papa Francesco. Ti dissi che il logo del giubileo
avrebbe dovuto riportare non “Misericordes sicut pater” ma “Misericordes sicut mater”.
Perché l’espressione biblica “Yahveh rachum” deriva il suo significato profondo dall’ebraico
antico “rechem”, grembo di donna, utero materno. E che la tradizione greco-latina riporta
sì il lemma miseri-cordia o il greco éleos da eleéô (il Kyrie eleison), ma il termine più forte è
il verbo splanchnízomai, spesso presente nel Nuovo Testamento e che rimanda a splánchna,
le viscere materne. La misericordia nasce dalla grazia (cháris) non calcolante dell’amore
viscerale di madre. Il samaritano che in Luca 10,33 passa e si ferma a curare il povero
malcapitato, nel latino di Girolamo “misericordia motus est”, in greco “idòn esplanchnísthe”
(“si commosse in modo viscerale”). Del resto aveva già scritto Isaia (49,15): «Si dimentica
forse una mamma del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?».
Che Dio ci usi misericordia, caro Florencio, e che misericordia siamo in grado di restituire
agli altri.
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