Page 182 - LibroDigital Reconocimiento - Florencio 2017
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Rocco Quaglia
o conosciuto Florencio al Dipartimento di Psicologia di Torino, era il 2003.
Un collega entra nel mio ufficio e dice: “C’è un docente spagnolo che nella ‘Sala
Hdegli specchi’ sta tenendo una conferenza molto interessante; perché non vieni
a sentire?”. Non me lo faccio ripetere, ci vado, poiché si tratta di un collega spagnolo;
diversamente mai mi sarei scomodato per ascoltare un inglese o, peggio, un francese. A dire
la verità, ricordo poco l’argomento, ma ricordo che mi piacque. Soprattutto apprezzai la
semplicità del relatore, che esponeva con spontaneità e scioltezza, anche se dipendevo per
la comprensione dalla traduttrice. Quando la conferenza terminò, non andai subito via, ma
mi trattenni aggiustando gli appunti presi. Mi sentii afferrare per un braccio, era l’ospite, il
professor Castro, che intanto cominciò a parlarmi in spagnolo. Preso alla sprovvista, assunsi
l’atteggiamento di chi ascolta: lui continuava a parlarmi, convinto che io comprendessi; io
continuavo ad ascoltare, dicendo sì con la testa e fingendo di capire. Alla fine ci salutammo.
Gli avevo detto di sì, ma non sapevo che cosa gli avessi promesso. Qualche tempo dopo
mi arrivò un invito ufficiale di partecipazione al congresso di psicologia dello sviluppo ad
Almeria; io figuravo, con i proff. Miller e Gardner, tra gli oratori. Fu un colpo per me.
Ad Almeria conobbi tutta la simpatia, l’amabilità, l’umiltà, la piacevolezza, l’umanità di
Florencio, e non soltanto di Forencio, ma anche di tutti quelli che in quella circostanza
conobbi, tra cui Paco e Isabel, e che continuo a portare nel cuore. Florencio è sempre stato e
continua a essere l’amico, sempre disponibile, sempre generoso, sempre corretto, e di grande
educazione verso gli altri. In breve, Florencio è stato quel che pensavo dovessero essere gli
spagnoli. Gli sono grato per molte cose, e per ognuna gli dico: “Muchas gracias, Florencio”.
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